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cultura e religione in Turchia
Vuoi conoscere un pò di cultura e religione in Turchia ? Eccoti una breve storia della cultura e religione che puoi trovare nel tuo viaggio in Turchia.
In Turchia si trovano elementi combinati dalle culture di Asia Centrale, Medio Oriente e Mediterraneo Orientale, derivati in buona parte dall’Impero Ottomano, che occupava un territorio molto più vasto ed inglobava al suo interno popoli con culture, tradizioni e religioni differenti.
La direzione intrapresa dal nuovo Paese, formatosi poco dopo la Prima Guerra Mondiale, fu quella di creare un’identità nazionale e culturale con il mescolamento delle varie etnie presenti sul territorio, all’interno di uno Stato laico e moderno, in un processo di occidentalizzazione già avviato nel XIX secolo.
A fianco di città dallo stile europeo come Istanbul e Smirne abbiamo le regioni dell’Anatolia che hanno conservato le antiche tradizioni musulmane; il risultato è la convivenza di elementi culturali occidentali ed orientali, in un mix difficile da trovare in altre parti del Mondo.
Musulmani o non
Con il Trattato di Pace di Losanna che è stato firmato il 24 luglio 1923, tutte le minoranze godono i diritti legali uguali, a norma della costituzione, la quale descrive e garantisce che in Turchia “la libertà della coscienza, della fede religiosa e dell’opinione” è legalmente riconosciuta a tutti i cittadini.
Secondo la Costituzione della repubblica turca, ognuno ha libertà di coscienza e credo religioso, le celebrazioni e il servizio liturgico possono essere svolti liberamente. Nessuno può essere forzato a partecipare a riti, ovvero essere accusato per il suo credo e le sue convinzioni. Istruzione religiosa ed etica vengono condotte sotto la supervisione dello Stato, sono obbligatorie nel corso degli studi secondari. Altro tipo di insegnamento religioso è soggetto al desiderio del singolo e, nel caso di minori, alle richieste dei suoi rappresentanti legali.
Il Misticismo Islamico
Alcune importanti confraternite religiose si sono formate nei secoli; due di esse, tra le più significative per i contenuti del loro messaggio, sono nate dal pensiero di due mistici vissuti in Turchia: Mevlana Gialal ad-Din Rûmî (detto nostro signore) e Hacı Bektaşi Veli.
Il primo, nato intorno nel 1203 a Balkh, in Afghanistan, si stabilì a Konya nel 1226 e vi restò fino alla morte. Infiammò la città con la sua predicazione e con opere poetiche. Tra le opere principali figurano il Mathnawî (Mesnevi) una raccolta di distici in 6 volumi (26.000 distici) di enorme importanza nella letteratura religiosa islamica, e il Divan-i Kebir entrambi composti originariamente in lingua persiana e in seguito tradotti in lingua turca.
L’amore di un’anima che desidera congiungersi a Dio, sublimando quest’amore in un’estasi raggiunta con una sorta di danza circolare.
Alla morte di Mevlana il posto del maestro fu preso da uno dei suoi discepoli e successivamente dal figlio Sulatan Valad che diede una forma organizzata al ordine dei dervisci danzanti. L’ordine fu sciolto da Ataturk nel 1925.
Nelle loro cerimonie indossano costumi bianchi, in lana, gonne ampie e alti capelli. La loro danza, famosa ovunque nel mondo, simboleggia le evoluzioni armoniche degli astri celesti. Nonostante aspetto spettacolare le danza dei dervisci seguono una particolare liturgia simbolica del graduale processo di unione mistica con Dio: Ogni gesto, ogni movimento segue regole rigorose e ha un suo preciso significato. Anche l’abbigliamento ha un valore simbolico: l’abito bianco rappresenta il sudario, l’ampio mantello nero la tomba, l’alto copricapo conico di feltro rosso la lapide.
La tomba di Mevlana e dei suoi più importanti discepoli, a Konya, è meta di molti visitatori, tra curiosi e adepti. Nel mese di dicembre, ogni anno, si rinnova la cerimonia di commemorazione di Mevlana, molto spettacolare appunto per le danze dei dervisci alle quali è possibile assistere, è un polo d’attrazione per molti spettatori.
Haçi Bektasi Veli, come Mevlana, nacque in Iran, a Nishapur, nel 1209.Visse in a una piccola città ai margini nord-ovest della Cappadocia che prese il suo nome. Elaborò un credo religioso riassunto nel libro Makalat, nel quale confluiscono temi dell’islam sunnita e “Alevi” – cristianesimo ortodosso . Le sue tesi comportamentali prevedono un’osservanza al Corano meno severa e rigida: si potrebbe dire che la sua visione è molto liberale e individualista. La Bektâsiyyah, fu una confraternita molto popolare, rivale di quella di Mevlana, e, incorporando molti elementi extraislamici, ebbe grande seguito in tutto l’impero, che raccoglieva popolazioni di così varie religioni. Per raggiungere l’illuminazione e la beatitudine nell’aldilà, dice Haçi Bektas, l’uomo pio deve superare quattro porte di conoscenza che gli consentiranno di vedere sempre la via giusta tra il bene e il male.
Anche questa confraternita venne messa fuori legge nel 1925, ma il fatto che ancor oggi più di mezzo milione di persone si riunisca ogni agosto a nella città di Haçibektas per ricordare il profeta, sta a significare quanto sia ancora influente la sua predicazione
Gli Armeni della Turchia (Gli Armeni Turchi)
Sono cristiani ortodossi orientali. Gli armeni hanno vissuto a Istanbul dal 1197 d.C. e nuovi stabilimenti sono comparsi in Kumkapi, in Yenikapi ed in Samatya dopo la conquista della città da Mehmet II (1453).
L’antica Armenia si trovava nella regione dell’Anatolia orientale la sua capitale era Ani (vicino Kars). Vissero in questa zona prima sotto il dominio dei bizantini poi dopo la guerra Malazgirt nel 1071 d.C. passarono sotto il dominio dei Selgiuchide e poi Ottomano. Nonostante fossero sotto il dominio turco, gli armeni conservarono i loro usi e costumi e professato liberamente la loro religione e lingua. Alla fine del 1800 con l’idebolimento dell’Impero Ottomano e incoraggiati dai russi e loro alleati, cercarono di riconquistare il territorio nord orientale (della Turchia attuale). Questa guerra terminò definitivamente con il trattato di Mosca del marzo 1921 stabilendo gli attuali confini con la Georgia e l’Armenia.
Gli armeni hanno cominciato ad emigrare universalmente dal 1896 in poi. Dopo l’inaugurazione del primo parlamento turco (1908) hanno cominciato a partecipare alla vita politica.
Oggi oltre 55.000 armeni vivono in territorio turco e contribuiscono alla cultura, alla scienza e alle arti del paese continuando le loro tradizioni, inter-matrimoni e commerci (specialmente come tipografi, gioiellieri e nell’artigianato del rame).
Gli Ebrei della Turchia (Gli Ebrei Turchi)
Ci sono ebrei in Turchia sin dal sec. IV a.C.. Alcune rovine antiche di sinagoghe sono state trovate a Sardi (Sardis) del sec. III a.C..
Con la conquista nel 1324 della città di Bursa (Prusia) da parte dell’Impero Ottomano, la Comunità Ebrea che fino a quel momento fu oppressa dai bizantini e obligata a seguire le loro regole, riaquista la libertà professando sia la loro religione sia le loro arti e commerci.
Gli ebrei dei balcani venuti a conoscenza erano informati della tolleranza dell’Impero Ottomano su altre religioni e migrati ai territori di Sultano Murat I. Gli ebrei successivi del Ashkenazi sono fuggiti in Anatolia, sono seguito da ebrei bisantini e ricevuto da Sultano Mehmet II.
Era Sultano Bayezit II chi ha offerto la sicurezza per i rifugiati del inquisizione spagnolo nel 1492.
Durante la Guerra Mondiale II, La Turchia era unico paese in Europa dove gli ebrei sentivano più sicuri di essere protetti contro Hitler. Dopo la guerra invece maggioranza degli quali sono migrati negli Stati Uniti o in Israele per il motivo dei crisi economici in Turchia con l’esperensa di trovare una vita migliore.
Attraverso la storia, gli ebrei non hanno trovato soltanto l’asilio religioso in Turchia, ma anche la parte diventata della relativa società ed hanno ammesso i ruoli importanti nei settori diversi.
Oggi circa 30.000 ebrei vivono in Turchia. La vasta maggioranza si trova ad Istanbul, una comunità di circa 3.000 persone a Izmir ed altri più piccoli gruppi sono situati principalmente ad Adana, Ankara, Bursa, Canakkale, Iskenderun e Kirklareli.
Gli ebrei sono più complessi di altre minoranze per la difetta dell’omogeneità nel linguaggio e nella storia.
La maggior parte dei ebrei sono Sephardic di cui gli antenati sono fuggito dagli inquisizioni o sono stati espulsi dalla Spagna e dal Portogallo durante e dopo il 1492. In generale parlano le lingue materni differenti, quali sono il turco, il Latino o la francese.
I Greci della Turchia (i Greci Turchi : i Rum)
I greci che si trovano in Turchia oggi sono dell’origine bizantine. Negli anni 70 hanno formato la più grande minoranza in Turchia. La loro popolazione sta diminuendo e secondo le valutazioni recenti ci sono meno di 25.000 greci più di quale sono cristiani ortodossi orientali. I greci di Istanbul sono agganciati con successo nel commercio e nella finanza. La maggioranza dei greci-turchi vivono sulle due isole Egee di Gokceada e di Bozcaada, i quali si trovano proprio all’entrata di Stretto di Dardanelli (Çanakkale Boğazı).
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Sono tanti i tipi avventurosi (e chi vi scrive fa parte di questa categoria) che raggiungono ogni anno la Turchia via macchina dall’Italia. Si tratta di un viaggio interessante, che vi permette di incontrare sul tragitto anche qualche chicca da visitare.
Sicuramente non si tratta di un viaggio semplice, dato che c’è da attraversare, nella migliore delle ipotesi, Italia, Grecia e infine Turchia,
Vediamo insieme come organizzarci, da dove passare e come evitare problemi di sorta.
Piuttosto che fare il giro dei balcani, con quello che comporta a livello di distanza da percorrere e di dogane da attraversare, è sicuramente meglio prendere un traghetto in direzione Igoumenitsa e poi procedere sulle autostrade greche.
I traghetti partono da Ancona e Brindisi, e dopo un viaggio piuttosto confortevole vi lasceranno, appunto, al porto di Igoumenista, da dove partono le autostrade greche che poi vi consentiranno di raggiungere anche Istanbul.
Sarà la crisi che ha colpito il paese greco, sarà che le autostrade sono anche troppo ampie per un paese che conta meno di 10 milioni di abitanti, ma sta di fatto che guidare in Grecia è uno spasso. Si paga pochissimo (circa 6€ fino al confine turco), non c’è praticamente nessuno, e si mangia anche bene in Autogrill.
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