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16 Moschee Di istanbul bizantine
Oggi scopriamo le 16 moschee di istanbul bizantine, ovvio che in tuchia ci sono quasi 3000 moschee andremo poi a descriverle tutte, ma ora, vediamo le moschee di istanbul binzantine, vediamo quali sono quelle da visitare.
Le 16 moschee bizantine di istanbull turchia
Sono in realtà chiese binzantine che poi furno trasformate in moschee in turchia e sono:
- Moschea di Atik Ali Paşa
- Moschea Bodrum
- Moschea Eski Imaret
- Moschea Fenari Isa
- Moschea Fetiye, ora parzialmente trasformata in museo
- Moschea Hirami Ahmet Pasha
- Moschea Gül
- Hagia Sophia
- Moschea Kariye (già San Salvatore in Chora)
- Moschea Kalenderhane
- Moschea Kefeli
- Moschea Koca Mustafa Pasha
- Piccola Santa Sofia
- Moschea Sancaktar Hayrettin
- Moschea Vefa Kilise
- Moschea di Zeyrek
Moschea di Atik Ali Paşa
La moschea di Atik Ali Pasha (in lingua turca Gazi Atik Ali Paşa Camii) è un’antica moschea ottomana ubicata nelle vicinanze di Çemberlitaş nel distretto di Fatih ad Istanbul in Turchia.
Venne fatta costruire dal Gran visir Hadim Ali Pascià nel 1496, sotto il regno del sultano Bayezid II. Essa è ubicata vicino all’ingresso del Kapalıçarşı (Gran Bazaar), della colonna di Costantino e della storica moschea Nuruosmaniye.
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La moschea Bodrum (in lingua turca Bodrum Camii (“Moschea del sotterraneo”), o Mesih Paşa Camii dal nome del suo fondatore) è una ex chiesa ortodossa bizantina convertita in moschea dagli Ottomani che si trova ad Istanbul. La chiesa era un tempo nota con il nome greco di Myrelaion (in greco: Eκκλησία του Μυρελαίου).
Alcuni anni prima del 922, probabilmente durante le guerre contro Simeone I di Bulgaria, il drungarios Romano I Lecapeno acquistò una casa nella nona regione di Costantinopoli, non lontana dal Mar di Marmara, in una zona chiamata Myrelaion (“luogo della mirra” in greco).
Dopo la sua ascesa al trono l’edificio divenne il nucleo di un nuovo palazzo imperiale, che doveva rivaleggiare con il Gran Palazzo.
Il palazzo del Myrelaion venne costruito su una gigantesca rotonda del V secolo che, con un diametro esterno di 41,8 metri, era la seconda più grande del mondo antico, dopo il Pantheon di Roma.
Nel X secolo la rotonda non era più in uso e venne convertita – probabilmente da Romano stesso – in una cisterna, coprendo i suoi interni con una volta sorretta da almeno 70 colonne.
Vicino al palazzo dell’Imperatore Romano costruì una chiesa, che intendeva, fin dall’inizio, utilizzare come luogo di sepoltura della sua famiglia.
La prima persona ad esservi tumulata fu la moglie dell’imperatore, Teodora, nel dicembre 922, seguita dal suo figlio maggiore e co-imperatore Cristoforo, che morì nel 931.
Facendo ciò, Romano interruppe una tradizione di sei secoli, poiché gli imperatori bizantini da Constantino I in poi erano stati sepolti nella chiesa dei Santi Apostoli.
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La moschea Eski Imaret (in lingua turca Eski Imaret Camii) è una ex chiesa ortodossa convertita in moschea dagli Ottomani, situata a Istanbul, in Turchia. La chiesa è stata tradizionalmente identificata con quella appartenente al monastero di Cristo Pantepoptes (in greco: Μονή του Χριστού Παντεπόπτη), con il significato di “Cristo che tutto vede”.
Essa è l’unica chiesa di Costantinopoli dell’XI secolo pervenuta intatta, e rappresenta un documento chiave dell’architettura bizantina del periodo intermedio. Nonostante ciò, l’edificio rimane uno tra i meno studiati della città.
L’edificio si trova ad Istanbul, nel distretto di Fatih, nelle vicinanze di Zeyrek, una delle aree più povere della zona all’interno della città murata. Si trova a meno di un chilometro a nord-ovest dal complesso della Moschea di Zeyrek.
L’edificio si trova su un pendio che si affaccia sul Corno d’Oro, e poggia su una piattaforma che è il soffitto di una cisterna. Esso è strettamente circondato da tutte le parti, rendendo difficile una visione adeguata degli esterni.
La muratura è realizzata in mattoni e pietra, e usa la tecnica del mattone incassato; è l’edificio più antico di Costantinopoli, ancora esistente, dove può essere osservata questa tecnica, che è tipica dell’architettura bizantina del periodo intermedio.
In questa tecnica, strati alternati di mattoni sono montati dietro la linea del muro, e sono immersi in un letto di malta.
A causa di ciò, lo spessore degli strati di malta è circa tre volte superiore a quello degli strati di mattoni.
Il suo tetto a tegole è unico tra le chiese e le moschee di Istanbul, che sono generalmente coperte con una lastra di piombo.
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La moschea di Fenâri Isa (nome completo in turco: Molla Fenari İsa Camii), nell’età bizantina conosciuta anche come il monastero di Lips (in greco: Μονή του Λιβός), è una moschea di Istanbul, costituita da due ex-chiese ortodosse orientali.
Nel 908, l’ammiraglio bizantino Costantino Lips inaugurò un monastero alla presenza dell’imperatore Leone VI il Saggio (r. 886-912).
Il monastero, dedicato alla Vergine Theotókos Panachrantos (“Immacolata Madre di Dio”), si trovava nella valle del Lykos (il fiumiciattolo – ora interrato – che attraversava Costantinopoli) in un luogo chiamato “Merdosangaris” (in greco: Μερδοσαγγάρης).
Il monastero era conosciuto anche con il nome del fondatore (mone tou Libos), e divenne uno dei più grandi di Costantinopoli.
La chiesa fu costruita sui resti di un altro santuario del VI secolo,riutilizzando fra l’altro le lapidi di un vicino cimitero romano.
Le reliquie di santa Irene erano conservate qui. Questa chiesa è generalmente conosciuta nella letteratura specialistica come “Chiesa Nord”.
La chiesa nord ha un’insolita pianta a quinconce (detta anche a croce inscritta), ed è uno dei primi santuari di Costantinopoli ad adottare questa tipologia, il cui prototipo è forse la Nea Ekklesia (“Chiesa Nuova”), eretta a Costantinopoli nell’anno 880 ed oggi completamente scomparsa.[15] Durante il periodo ottomano le quattro colonne al centro della croce sono state sostituite da una volta a costoloni la quale copre tutta la navata.
La chiesa sud è sormontata da una cupola ottomana del tipo ad elmetto e consiste in un’aula quadrata circondata da due deambulatoria, un endonartece e un parekklesion (aggiunto in seguito). Il deambulatorium della chiesa nord coincide con il parekklesion della chiesa sud.
Questa moltiplicazione degli spazi intorno alla parte centrale della chiesa è un motivo tipico della tarda architettura paleologa: la ragione di esso è la necessità di ricavare uno spazio maggiore per tombe, monumenti eretti ai benefattori della chiesa, ecc La sala centrale è divisa dalle navate da una galleria tripla.
Durante la messa i fedeli erano confinati nei deambulatoria, che erano poco profondi e bui, e riuscivano a malapena a vedere cosa accadeva nella parte centrale della chiesa. La chiesa è conclusa da tre absidi, orientate verso est.
La muratura è costituita da file alternate di mattoni e pietre, un motivo tipico dell’architettura tardo bizantina a Costantinopoli.
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La chiesa della Theotókos Pammakaristos (“Beata Madre di Dio”), in seguito divenuta moschea e nota come Fethiye Camii, poi trasformata in museo, è oggi in parte riaperta al culto islamico e in parte un museo.
Il suo parekklesion è una delle più famose chiese bizantine superstiti di Istanbul, Turchia, e, oltre ad essere uno dei più importanti esempi dell’architettura paleologa di Costantinopoli, conserva il maggior numero di mosaici bizantini a Istanbul dopo Hagia Sophia e la Chiesa di San Salvatore in Chora.
La chiesa principale, già sede del patriarcato greco ortodosso dopo l’abbandono della chiesa dei Santi Apostoli, è una moschea.
Secondo la maggior parte delle fonti, la chiesa nella sua forma attuale fu completata nel 1292 da Giovanni II Comneno e sua moglie Anna Doukaina.
Molti ritengono che l’originaria struttura risalga al tempo di Michele VII Ducas (1071-1078), altri propongono la sua fondazione nel periodo comneno.
Differente la proposta del bizantinista svizzero Ernest Mamboury che colloca la costruzione dell’edificio nell’VIII secolo d.C.
La chiesa fu rinnovata nel 1315 in onore del generale e protostruttore dell’imperatore Andronico II Paleologo, Michele Tarchaniote Glabas da sua moglie Marta Glabas, che donò anche il Parekklesion riccamente mosaicato e affrescato (probabilmente come cappella funeraria), che fu aggiunto al lato sud della chiesa.
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La moschea di Hirami Ahmet Pasha (in turco: Hırami Ahmet Paşa Mescidi), era in origine una chiesa ortodossa (San Giovanni Battista in Trullo) più tardi convertita in moschea dagli Ottomani. Il piccolo edificio, uno dei 36 dedicati a san Giovanni Battista a Costantinopoli, era parte dell’omonimo monastero.
Il suo nome completo era in greco: Άγιος Ίωάννης ο Πρόδρομος έν τώ Τρούλλω, traslitterato: Hagios Ioannis ho Prodromos en tō Trullō. È la più piccola chiesa bizantina di Costantinopoli ancora esistente.
L’edificio si trova a Istanbul, nel distretto di Fatih, nel quartiere di Çarşamba.
È inserita nella Koltutçu Sokak, una piccola piazza quadrata, circondata da edifici recenti, a meno di 400 m dal complesso della chiesa della Theotokos Pammacaristos.
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La moschea Gül (in turco: Gül Camii, sign. “moschea della rosa”) è una ex chiesa ortodossa convertita in moschea dagli Ottomani, situata a Istanbul, in Turchia. L’edificio è importante sia architettonicamente, rappresentando una delle poche chiese bizantine ancora esistenti ad Istanbul, sia dal punto di vista storico, in quanto teatro dell’ultima preghiera congiunta dell’Imperatore bizantino Costantino XI e del Patriarca di Costantinopoli prima della presa della città da parte degli Ottomani di Maometto II nel 1453.
La dedica della chiesa bizantina è incerta, e non si hanno notizie precise neanche sulla data di costruzione: alcuni studiosi la pongono intorno al IX secolo, altri la stimano intorno al 1100, durante il periodo Comneno.
Nel 1490, l’edificio venne convertito in moschea, alla quale alcuni decenni più tardi fu aggiunto un minareto. In seguito a gravi danni causati da incendi e terremoti nel corso del Seicento e del Settecento, la moschea della rosa fu oggetto di numerosi interventi di restauro, sino all’ultimo, compiuto nella prima metà del XIX secolo per volere del sultano Mahmud II.
L’edificio è anche al centro di leggende e tradizioni della vecchia Istanbul, testimoni di una società multietnica e tollerante.
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Santa Sofia (in turco: Ayasofya; in greco antico: Ἁγία Σοφία, Hagía Sofía; in greco moderno: Αγία Σοφία, Agía Sofía, [aˈʝia soˈfia]; in latino: Sancta Sophia o Sancta Sapientia), ufficialmente nota come Grande Moschea Benedetta della Grande Hagia Sophia (in turco: Ayasofya-i Kebîr Câmi-i Şerîfi), e anche conosciuta come Basilica di Santa Sofia, è uno dei principali luoghi di culto di Istanbul. Si trova nel distretto di Fatih, nel mahalle di Sultanahmet.
Dedicato alla Sophia (la sapienza di Dio), dal 537 al 1453 l’edificio fu cattedrale cristiana (sede del Patriarcato di Costantinopoli, a eccezione di un breve periodo tra il 1204 e il 1261 quando fu convertito dai crociati sotto l’Impero latino di Costantinopoli a cattedrale cattolica di rito romano).
Divenne moschea ottomana il 29 maggio 1453 e tale rimase fino al 1931, quando fu sconsacrata. Il 1º febbraio 1935 divenne un museo. Il 10 luglio 2020, con un decreto presidenziale, è stata nuovamente aperta al culto islamico.
Il successivo 24 luglio si è quindi svolta, in presenza del presidente turco Erdoğan, la prima preghiera pubblica islamica.
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La chiesa di San Salvatore in Chora (turco: Kariye Müzesi; Museo di Chora) è considerata uno dei più importanti esempi di architettura bizantina sacra ancora esistenti.
L’edificio, nato come chiesa ortodossa, è situato nel distretto occidentale di Istanbul, detto Edirnekapı. Nel XVI secolo la chiesa fu trasformata in moschea dai Turchi Ottomani, e divenne museo statale nel 1958.
L’interno è decorato con mosaici e affreschi, considerati fra le massime espressioni dell’arte bizantina.
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La moschea Kalenderhane (in Turco: Kalenderhane Camii) è una ex chiesa ortodossa convertita in moschea dagli Ottomani, situata a Istanbul, in Turchia. Molto probabilmente la chiesa era originariamente dedicata alla Theotokos Kyriotissa. Questo edificio rappresenta uno tra i pochi esempi ancora esistenti di una chiesa bizantina con pianta a croce greca con cupola.
La moschea si trova ad Istanbul, nel distretto di Fatih, nel pittoresco quartiere di Vefa, ed è situata immediatamente a sud della sezione orientale ancora esistente dell’Acquedotto di Valente, a meno di un km a sud-est della Chiesa Moschea di Vefa.
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La moschea di Koca Mustafa Pascià (turco: Koca Mustafa Paşa Camii,chiamata anche Sünbül Efendi Camii) è una ex chiesa cristiano-ortodossa, convertita in moschea dagli Ottomani, situata a Istanbul, in Turchia.
La chiesa, come l’attiguo monastero, era dedicata al martire sant’Andrea da Creta, ed era chiamata Sant’Andrea in Krisei (it. “presso il Giudizio”) (in greco bizantino: Μονὴ τοῦ Ἁγίου Ἀνδρέου ἐν τῇ Κρίσει, pron. /moˈni tu aˈɣiu anˈðrɛu en ti ˈkrisi/).
Anche se fortemente trasformata sia durante l’epoca bizantina che in quella ottomana, è una tra le poche chiese ancora esistenti a Istanbul la cui fondazione risalga al VI secolo.
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Piccola Santa Sofia (precedentemente chiesa dei Santi Sergio e Bacco) è una ex-chiesa bizantina convertita in moschea dopo la conquista ottomana di Costantinopoli.
L’edificio fu iniziato nel 527, primo anno di regno di Giustiniano I. All’inizio del XVI secolo venne trasformata in moschea. È nota in turco come Küçük Aya Sofya Camii (“moschea della piccola Santa Sofia”) per affinità architettoniche con la vicina basilica di Hagia Sophia.
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La moschea Kefeli (turco: Kefeli Câmîi, che significa “la moschea dei Caffarioti”, che erano gli abitanti della città di Caffa in Crimea, o anche Kefeli Mescidi, dove Mescit è la parola turca per una piccola moschea) è un ex chiesa ortodossa, in seguito officiata congiuntamente da cattolici e armeni, e infine convertita in una moschea dagli ottomani, situata a Istanbul, in Turchia. La chiesa cattolica era dedicata a San Nicola.
La data della sua dedicazione come chiesa ortodossa orientale è sconosciuta. L’interesse della Moschea di Kefeli nasce dal fatto che ripropone la forma della basilica paleocristiana durante il tardo periodo bizantino
L’edificio si trova ad Istanbul, nel quartiere di Fatih, nella mahalle di Salmatomruk, su Kasap Sokak, più o meno a metà strada tra il museo di Chora e la moschea Fethiye.
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La moschea di Sancaktar Hayrettin (in turco Sancaktar Hayrettin Câmîi; anche Sancaktar Hayrettin Mescidi, dove Mescit è il termine Turco per una piccola moschea; anche Sancaktar Mescidi), situata a Istanbul, in Turchia, è parte di un ex monastero ortodosso convertito in moschea dagli Ottomani.
Si ritiene generalmente che il piccolo edificio appartenesse al bizantino Monastero di Gastria (in greco: Μονῆ τῶν Γαστρίων, traslitterato: Moné ton Gastríōn, sign. “Monastero dei Vasi”).
L’edificio è un esempio minore di architettura del periodo paleologo a Costantinopoli, ed è importante per ragioni storiche.
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La chiesa moschea di Vefa (in turco: Vefa Kilise Camii, anche conosciuta come Molla Gurani Camii, dal nome del suo fondatore) è una ex chiesa ortodossa trasformata in moschea dagli Ottomani.
La chiesa era dedicata probabilmente ad Hagios Theodoros (in italiano: san Teodoro,[2] in greco: Ἁγίος Θεοδόρος τά Καρβουνάρια), ma questa attribuzione è tutt’altro che certa.Il complesso rappresenta uno degli esempi più importanti dell’architettura comnena e paleologa di Costantinopoli giunti sino a noi.
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La moschea di Zeyrek, in precedenza chiesa di Cristo Pantocratore (in turco: Molla Zeyrek Camii), è una moschea di Istanbul, costituita da tre primitivi edifici sacri ortodossi (due chiese e una cappella).
Rappresenta uno dei più importanti esempi di architettura bizantina a Costantinopoli ed è, dopo Hagia Sophia, il secondo più grande edificio del periodo Bizantino ancora in alzato.
Il complesso si trova nel distretto di Fatih, nel quartiere popolare di Zeyrek che prende il nome da questa moschea.
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