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Le chiese Armene di Ani in Turchia
Ani era una città medievale, ora in rovina, appartenente al Regno Armeno, che comprendeva parte della Turchia orientale, incluso il grande Lago di Van, sono tante le chiese Armene di Ani in truchia, prima di descriverle un pò, parliamo della città perduta di Ani.
La città funse da capitale dal 961 al 1045, quando venne conquistata dall’Impero Bizantino.
Nel periodo di massimo splendore Ani superò abbondantemente i 100.000 abitanti e vide nascere un gran numero di nuovi edifici sia civili che militari, ma soprattutto religiosi, che le valsero l’appellativo di “Città delle 1.001 Chiese”, anche se non si arrivò a quell’esorbitante cifra.
La città sorgeva a poco meno di 1.500 metri d’altitudine, in una posizione strategica ad ovest del fiume Akhurian, che in quest’area scava un profondo canyon, il quale era perfetto, assieme ad altre vicine gole, per proteggere in maniera naturale Ani, mentre sui lati scoperti vennero erette delle fortificazioni.
La perdita di importanza ed un devastante terremoto avvenuto nel 1319 ne decretarono un progressivo declino, il quale portò al totale abbandono della città nel corso del XVII secolo
In Breve la città di Ani
Ani è oggi un sito archeologico piuttosto rilevante, tanto che è stato inserito nei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO nel 2016, evento che dovrebbe consentire investimenti per ristrutturare gli edifici rimasti, molti dei quali sono purtroppo attualmente in cattivo stato di conservazione;
si trova interamente in Turchia, nella provincia nord-orientale di Kars, con il fiume Akhurian che segna il confine con l’Armenia, distante quindi in linea d’aria poche centinaia di metri.
Fra i 21 edifici storici visitabili, tutti costruiti utilizzando il locale basalto vulcanico, quelli più interessanti e meglio conservati sono la Cattedrale di Ani, risalente alla fine del X secolo e con uno stile gotico che ricorda le chiese europee di qualche secolo dopo, la Chiesa di San Gregorio di Tigran Honents, del XIII secolo, e la Chiesa di San Gregorio degli Abughamrents, mentre più a sud sono presenti anche la Moschea di Menûçihr ed i resti della Cittadella, edificata nel VII secolo, quando Ani era ancora un piccolo villaggio.
L’accesso al sito avviene da nord, dove sono tuttora presenti parti delle imponenti mura e torri erette a difesa della città, sul lato non protetto in maniera naturale; gli armeni considerano Ani come un monumento nazionale, culturale e religioso, nonostante non sia incluso nei confini attuali del loro Paese.
È possibile visitare questo vero e proprio museo a cielo aperto in qualunque periodo dell’anno, anche se in inverno le temperature possono scendere di molti gradi sotto lo zero, fino ad oltre -30° C, col terreno che è spesso innevato, visto che le minime sono negative già a partire da fine ottobre e fino a metà aprile circa, con le precipitazioni che assumono carattere nevoso, anche se sono quasi sempre poco consistenti; sono necessarie almeno 3-4 ore per una visita abbastanza completa.
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Nei secoli che seguirono, la città e la regione circostante furono conquistate più volte da diverse popolazioni: bizantini, ottomani, mongoli, curdi, georgiani, russi, che provocarono il suo declino, insieme ad un devastante terremoto, già dalla fine del XIII secolo, fino al totale abbandono, nel XVIII secolo.
La Cattedrale di Ani
La città, ormai dimenticata, fu scoperta da viaggiatori europei nel XIX secolo, che la descrissero nei propri racconti di viaggio. Dopo alcuni scavi condotti da archeologi russi, perché all’epoca Ani faceva parte dell’Impero dello Zar, alla fine del XIX secolo, la città fu nuovamente abbandonata.
Affreschi nella chiesa di San Gregorio
Nel 1921 il governo turco, che aveva incorporato le rovine della città e il suo territorio alla repubblica turca, ordinò di “spazzare via i monumenti di Ani dalla faccia della terra”, per cancellare ogni traccia dell’antica capitale armena, e del suo splendore. L’ordine fu eseguito solo in parte, così oggi Ani è uno dei simboli tangibili della passata grandezza dell’Armenia.
Le rovine del Mausoleo del Principe bambino
Fino a pochi decenni fa, le rovine di Ani erano uno stato di quasi irrecuperabile degrado, dovuto sia a cause naturali che umane: alcuni tentativi di restauro provocarono in realtà gravi danni.
Le mura medioevali di Ani
Dal 1996 la città è entrata a far parte delle liste del World Monument Fund come uno dei luoghi più significativi al mondo per la sua importanza culturale, ma in grave pericolo di competa distruzione.
Come arrivare ad Ani
Ani si trova nei pressi del piccolo villaggio di Ocaklı, 45 km ad est del capoluogo provinciale Kars, nell’Anatolia Orientale, raggiungibile con un bus turistico apposito dal costo di 18 Lire Turche e che impiega circa 1 ora oppure in alternativa con un più costoso taxi.
Kars si trova quasi all’opposto di Istanbul, ad oltre 1.400 km dalla maggiore città turca, e dispone di un aeroporto situato appena 6 km a sud del centro città, con voli anche dalla capitale Ankara, oltre che da entrambi gli aeroporti di Istanbul effettuati da Turkish Airlines, AnadoluJet e Pegasus Airlines, con viaggio che dura 2 ore e biglietti di andata a partire da 40 € circa.
Kars dispone anche di una stazione ferroviaria, ma già il tempo necessario da Erzurum, distante 200 chilometri, è di 4 ore, che aumentano considerevolmente prolungando il tragitto; su questa tratta operano anche diversi autobus, che impiegano 2-3 ore per giungere a destinazione, a seconda del numero di fermate intermedie effettuate.
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